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11 Febbraio 2012

Risposta a Carannante su buoni pasto gratuiti ai bambini della scuola dell’obbligo

Innanzitutto, ringrazio Carannante per la domanda su un tema che mi sta molto a cuore e che conosciamo molto bene. A nostro avviso mettere in contrapposizione le infrastrutture e il sociale non ci sembra corretto.

Entrambe le cose devono esistere in un’azione di governo efficace: le capacità di un buon Amministratore si vedono da quanto egli riesca ad armonizzarle.Quanto ai buoni pasto, proporre di darli gratuitamente a tutti può apparire solo “campagna elettorale”, e lo troverei sbagliato anche se il Comune avesse le casse piene, in quanto il cittadino deve comunque essere responsabilizzato nel fruire di un servizio pagato coi soldi di tutti. Sarebbe, poi, un aiuto molto parziale: i bambini usufruiscono della mensa solo nei giorni di scuola e, in particolare, solo nei giorni in cui c’è il rientro pomeridiano. E gli altri giorni?Il Comune già oggi copre la metà della spesa (3 euro su 6) per tutti gli scolari, indistintamente; ci sono inoltre agevolazioni per i figli dal secondo in poi (2,5 euro invece che 3) e l’esonero totale per le fasce ISEE più basse.

Al contrario di quanto pensa Carannante, noi crediamo che questo sistema vada riformato in senso opposto. Se una famiglia è davvero in condizione di bisogno deve avere aiuti concreti per tutti i giorni (non solo quelli di scuola), ma per un periodo ben preciso, coincidente con quello della ricerca di un lavoro (ricerca che deve essere sostenuta dal Comune). Non ci possono essere famiglie povere “per sempre”, altrimenti si cade nell’assistenzialismo (salvo casi di inabilità al lavoro che, però, sono assistiti con strumenti specifici anche da Enti sovraordinati). Il costo di 3 euro per un pasto completo (più una merenda pomeridiana per i bambini della scuola dell’infanzia) deve essere sostenibile da qualsiasi famiglia, per cui gli esoneri dovrebbero essere straordinari, temporanei e sottoposti ad attente verifiche periodiche.

Conosciamo bene la situazione: aiutare le famiglie degli scolari vuol dire piuttosto fornire servizi educativi e di custodia oltre gli orari scolastici. Devono essere forniti il servizio di prescuola dalle 7.00, il servizio di post-scuola fino alle 19.00. Deve essere organizzato il servizio di custodia ed educazione anche nei periodi feriali (campi estivi), che sono i periodi in cui in una città turistica moltissimi cittadini/genitori lavorano. Questi sono i servizi che le famiglie richiedono e che il Comune deve fornire a prezzi minimi (”di responsabilizzazione”). Questi sono gli aiuti più concreti ed efficaci che l’Ente Pubblico può dare al cittadino sia per salvaguardarne il reddito, sia per dare modo alle famiglie di formarsi in un ambiente amico che dia fiducia nel futuro.

Di certo non sono accettabili le attuali rette mensili che superano i 400 euro per l’asilo nido e che sfiorano i 500 euro per i centri estivi!

Il Circolo della Pulce non ha mai trascurato “il sociale”, come dimostrano i numerosi interventi pubblici fatti in questi due anni di attività. Io personalmente poi ho una particolare attenzione verso i bambini e le scuole, sia perchè sono il futuro, sia perchè si devono recuperare anni di incuria e trascuratezza. Affinchè “il sociale” non sia solo uno slogan senza concretezza si devono avere, però, le idee ben chiare sugli obiettivi che si vogliono conseguire. Secondo noi aiutare le cosiddette “fasce deboli” deve significare prima di tutto inclusione sociale, cioè creare le condizioni per un inserimento dei soggetti economicamente, familiarmente e/o psicologicamente fragili in una comunità accogliente e armoniosa. L’attenzione deve essere rivolta a tutte le famiglie… che abbiano figli o no, che siano giovani o anziane, abili o disabili. Ciò si consegue agendo in tutti i campi: da quello urbanistico fino ad arrivare al lavoro dei Servizi Sociali.

Nessuna decisione va concepita slegata da quella consapevolezza che una città ben amministrata deve favorire e migliorare la qualità della vita di tutti perchè solo così si possono diminuire i conflitti, il tutto all’interno delle disponibilità del bilancio comunale.
Non si può quindi agire per compartimenti stagni sia nel sociale che in tutti gli altri ambiti: questo è e sarà il caposaldo del nostro modo di concepire il buon governo della cosa pubblica.

Nadia Molinaris (la Pulce)

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