25 Aprile: ricordare è RESISTERE ancora
25 APRILE: RICORDARE é RESISTERE ANCORA perché CHI DIMENTICA IL SANGUE NON MERITA NEPPURE LA BANDIERA.
Anche quest’anno, mi martella un pensiero amaro: forse il mondo di oggi non è all’altezza della libertà che uomini e donne, come mio padre, ci hanno consegnato. Oggi basta un aggettivo fuori posto, una frase estrapolata, una bandiera agitata al vento sbagliato per accendere polemiche tanto vuote quanto rumorose. Rumore inutile, spesso generato da chi è troppo giovane o troppo fortunato per sapere davvero cosa significhi quella parola: libertà.E così si confonde l’assenza di contenuti con il diritto d’opinione.
E io mi chiedo: com’è possibile che ci sia chi riduce la memoria a teatro, e la Storia a una questione di punti di vista?
La libertà non è dovuta, né scontata, né gratuita. Non è un post, non è un like. La libertà ha camminato scalza tra le colline. Ha tremato al rumore dei rastrellamenti. Ha pianto con madri e fratelli. Ha accolto giovani con le membra squarciate dalle pallottole – come mio padre. Ha scritto lettere d’addio con mani troppo giovani per morire.
Come volle che io sapessi, mio padre: tra i partigiani c’erano comunisti, socialisti, monarchici, liberali, cattolici e atei. C’erano giovani che lasciarono il seminario – come fece lui –perché avevano visto Dio nella giustizia, nei compagni, nella lotta.
Allora, il 25 Aprile è la festa di tutti?
Sì. Di tutti coloro che credono nella libertà, nella democrazia, nell’uguaglianza. Di chi rifiuta ogni forma di dittatura. Di chi non ha paura di pronunciare quella parola: antifascismo.
Per questo, il 25 Aprile io ci sarò. Sarò lì, in Piazza delle Nazioni.Con le mie gambe, fin dove potranno portarmi dopo l’infortunio. Ma soprattutto sarò con la mia coscienza, con la mia memoria, con la mia gratitudine. Sfilerò con orgoglio per le nostre strade libere, senza cedere a strumentalizzazioni né esasperazioni.
Perché RICORDARE È RESISTERE, oggi più che mai, in un tempo che pare aver smarrito la profondità dei valori, l’onore della memoria, il rispetto per chi ha lottato. Ricordare è non permettere all’indifferenza di vincere. È non lasciare che certi rigurgiti si trasformino in vomito, che ritorni a macchiare i muri e i corridoi spenti di questo tempo vuoto. Perché chi dimentica il sangue, non merita neppure la bandiera.
Nadia Amalia Molinaris
(Questa è la mia libera opinione. Ma è anche la voce di chi è cresciuta sulle gambe inerti, squarciate dal mitra fascista, di un padre Partigiano, nome di battaglia: “Stambecco”.)
I commenti sono chiusi